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Nero Destino

Nero Destino

L’aria salmastra della riviera riempiva il cupo pomeriggio di giugno che mi ha cambiato la vita, aprendomi le porte di una tetra dimensione dove certezza e felicità, forse la vita stessa, vengono smembrate per sfamare avide paure che tutti noi bene conosciamo ma teniamo celate per difendere e proteggere l’idea che non esista qualcosa di nero e profondo che si oppone al sole che tutti i giorni risplende sopra di noi. Devoto e innamorato del mio lavoro anche quella volta mi ritrovai vicino al mare nella speranza e con l’ottimismo di crescere in danaro e fama esponendo nell’evento che per diversi anni è stato una conferma delle mie capacità. Così, emozionato e teso, come ogni volta, mi prodigavo a stringere mani e sfoggiare sorrisi per vendere i miei prodotti Fisiostore e per pubblicizzare il mio e-commerce fiosiostore.it a persone che identiche a me, percorrevano gli stessi spazi in cerca del successo, tra cartelloni colorati e foto di belle ragazze dalle forme perfette. Solo ora capisco di quale portata fosse l’illusione che per tutta la vita mi aveva convinto che l’esistenza fosse fatta solo di materia e soldi, sicurezze e contatti, di cose che si vedono, si toccano e si respirano.

Era già il secondo giorno del Rimini wellness che affollatissimo esplodeva di musiche, dimostrazioni, stand e volantini. Non mi ricordo quante persone avessi conosciuto ma solo uno dei mille sguardi che incrociai penetrò nei miei occhi per scendere giù dalla gola fino ad avvinghiarsi allo stomaco. I suoi capelli erano biondi come il grano in estate e i suoi occhi verde smeraldo mi avevano colpito l’anima, affogandomi in calde emozioni, che da subito capii mi avrebbero legato a lei per sempre. Lascio immaginare a chi ora legge queste mie parole quale sensazione attraversò la mia spina dorsale quando accettò di incontrarmi fuori dalla fiera per una cena che sarebbe dovuta essere la prima pagina di un racconto d’amore pieno di passione e vibrazioni. Quella sera era ancora più bella, il suo profumo, la sua pelle, tutto accendeva il mio desiderio e la voglia di toccarla: esisteva solo lei e nulla più. Volevo solo lei e nulla più. Il primo bacio fu un fuoco bagnato. Morbido e pungente mi rese schiavo di quell’essere soave che avevo avuto la fortuna di afferrare e per il quale avrei fatto qualsiasi cosa. Le nostre mani erano strette le une alle altre e i nostri piedi nudi lasciavo nella sabbia marcate ma timide impronte che venivano velocemente cancellate dalla schiuma delle onde che puntuali e turbolente ci circondavano dal basso come a proibire di ricordare il nostro cammino. Al primo rintocco di campane dopo la mezzanotte ci fissammo negli occhi per mettere a nudo i nostri spiriti e confessare i nostri desideri. Senza mentire, senza aver paura d’osare, senza chiedere perché il nostro pensiero era ormai unico ed inscindibile. Cosa darei ora per avere di nuovo anche solo un attimo di quella notte, di quell’amore che un corvo nero e putrido ha strappato dalle mie braccia rivelandomi che le ombre affamate sono intorno a noi e che i demoni si nascondo tra le nostre paure dimenticate solo per afferrarci quando meno ce lo aspettiamo, quando siamo sicuri che non esistano, che siano solo leggende o spauracchi fittizi. No amico mio, il male esiste, non ha suono né colore, ma violenza e rabbia, è sempre intorno a noi e ci spia furtivo in attesa del momento migliore per colpire ciò che più amiamo. Al secondo rintocco dopo la mezzanotte anche i nostri corpi erano diventati uno solo ed il nostro amore esplodeva incontenibile e selvaggio. Inebriato e totalmente rapito, ormai completamente schiavo, ad ogni battito del cuore che da quella notte non mi sarebbe più appartenuto, ringraziavo il destino, il cielo e le stelle perché di siffatta gioia mi avevano reso l’onore e la fortuna. Al terzo rintocco della mezzanotte l’ammiravo dormiente e tiepida, nuda ed indifesa al mio fianco, mentre ogni suo respiro era alito di vita prezioso. Fu solo allora che avvolto dalle tenebre compresi che non eravamo soli. Una presenza era in agguato nel buio e potente aleggiava sopra di noi sbavando e ansimando, bramoso di uccidere l’amore perfetto che era nato all’imbrunire di quello stesso giorno. Un dolore fitto e bruciante mi trafisse il petto, il sudore traspirava dalla mia pelle insieme alla paura dell’ignoto, ed io non capii se fossi desto o in un sogno beffardo che mi aveva donato il piacere e la gioia solo per infliggermi maggior dolore nel portarmeli via. Ero tutto vero, era tutto reale. L’orrore, l’orrore. Non trovo altra parola per descrivere quello che stava succedendo. Dietro quale dei mille sguardi si nascondeva il mostro che incombeva nefasto e sadico sui nostri corpi? Poi, in un attimo, in un battito di ciglia, tutto divenne chiaro, nulla importava più. Dovevo salvarla, dovevo proteggere quell’essere fantastico ed etereo che mi aveva stregato per regalarmi una vita migliore, completa nell’anima e nel corpo. Non avrei permesso che lui la prendesse, era mia e mia soltanto, era parte di me. Le misi le mani intorno al collo ed in comincia a stringere con tutta la forza che avevo in corpo. I suoi occhi si svegliarono e mi guardarono confusi perché ignari non capivano cosa stesse succedendo e quale rischio stesse correndo. Allor strinsi più forte perché non avevamo tempo, il demone la voleva ed io dovevo salvarla. Quando smise di muoversi e ribellarsi al destino che non sapeva essere in realtà la sua salvezza, mi voltai con aria vittoriosa verso la trucida creatura sconfitta negli intenti. Un terrore ancora maggiore seccò la saliva della mia bocca quando mi accorsi che tuttavia non se ne era andato: non avendo potuto avere la sua anima forse avrebbe voluto il suo corpo. Anche quello era mio, non avrei permesso che luridi artigli toccassero la dolcezza delle sue membra. E fu così che morso dopo morso, velocemente la misi al sicuro dentro al mio corpo, mentre il suo sangue caldo mi scorreva sul collo e il petto. Il suo sapore era confortevole, ed i miei denti affondavano nella sua carne candida con coraggio e amore. Solo quando salvai anche l’ultimo pezzo del suo cuore, solo quando il mio corpo si fece completamente tempio e custode del suo, solo allora il mostro se ne andò. La felicità della vittoria presto lasciò spazio al pensiero che il mondo che mi circondava nascondesse molto di più di quello che le persone credano di conoscere: mostri famelici e demoni orribili possono squarciare la fragile cortina che ci divide da loro. Non immaginavo fosse possibile. Chiunque non consapevole, chiunque non avesse vissuto e visto quello ho visto io m’avrebbe accusato d’esser folle. Mi avvicinai alla finestra dalla quale entrava la brezza marina che dai riflessi della luna sulle nere acque a me giungeva per accarezzarmi la pelle. Ora lei era dentro di me, l’avevo salvata. Ora ero custode di un segreto oscuro, un guerriero destinato a difendere gli esseri innocenti dal male. Leccai con gusto il sangue dalle mie labbra.

di Luca Rapetti
| 26-08-2016
  • noir
  • racconto